Terrore nello spazio: Un Viaggio Retrofuturistico tra Stelle e Inquietudini
Nel vasto universo dello streaming, a volte ci si imbatte in gemme inaspettate. Recentemente, mi sono ritrovato di fronte a Terrore nello spazio, un film che, pur essendo conosciuto in alcuni circoli specializzati, sembra quasi dimenticato dal grande pubblico. Eppure, quest'opera del 1965, basata sul racconto "Una notte di 21 ore" di Renato Pestriniero, si rivela un precursore sorprendente di futuri capolavori della fantascienza come Alien e Prometheus. Guardandolo, non ho potuto fare a meno di pensare che, se lo avessi scoperto da bambino, ne sarei stato completamente affascinato.
Un'Estetica Impeccabile
Esteticamente, Terrore nello spazio è un film impeccabile, persino bellissimo. Ogni inquadratura trasuda eleganza, dalle scenografie minimaliste ma efficaci, all'uso magistrale della luce. La luce non è solo illuminazione, ma una vera e propria tinta emotiva, che accompagna e sottolinea i diversi momenti della narrazione. I costumi sono un capitolo a parte: le tute spaziali, in particolare, sono stilizzate e visivamente potenti, contribuendo a creare un'atmosfera unica. L'astronave stessa non è un ammasso di macchinari, ma uno spazio sorprendentemente aperto, quasi teatrale.
Tuttavia, ciò che mi ha colpito di più è stata la nave aliena di grandi dimensioni. La sua presentazione è un esempio di regia audace e creativa: inquadrature rischiose, un'illuminazione sapiente e la capacità di trasformare qualcosa di completamente alieno, distante dagli standard umani, in una visione inquietante e memorabile.
Una Produzione Internazionale con Luci e Ombre
Questa coproduzione ispano-italiana del 1965, frutto della creatività di Cinecittà e della visione del regista Mario Bava, vanta un cast composto da attori italiani e spagnoli, con l'americano Barry Sullivan nel ruolo principale. Ed è proprio qui che, a mio parere, risiede il punto debole del film. A causa delle diverse lingue parlate dagli attori, la versione audio originale è doppiata, persino per gli attori italiani. Da grande estimatore del suono originale, trovare la sincronizzazione labiale sfasata rispetto ai dialoghi risulta spesso esasperante. Fortunatamente, il film compensa con una sceneggiatura parca di dialoghi, privilegiando l'immersione visiva e sonora.
La colonna sonora è un altro elemento di forza. Non abbondante, ma utilizzata con sapienza, essa supporta la storia con i suoi inquietanti suoni ambientali: il ronzio dei macchinari, i venti alieni che fischiano su un pianeta sconosciuto, creando un senso costante di inquietudine e mistero.
Un'Eredità Cinetematica e le Sue Radici
Non intendo rivelare dettagli della trama, poiché è fondamentale che le sorprese di questo film, non solo nel finale, vengano scoperte dallo spettatore. Basti dire che Terrore nello spazio è chiaramente figlio del suo tempo, ma con una visione che anticipa molto. Condivide alcune tematiche comuni con capisaldi come Star Trek e Il pianeta delle scimmie (Planet of the Apes), sebbene questi siano arrivati sugli schermi in seguito. Inoltre, è evidente come debba parte della sua ispirazione e creatività a un altro classico della fantascienza, **Il pianeta proibito (Forbidden Planet) del 1957.
Il regista, Mario Bava, un maestro nel suo campo, ha diretto un'ampia gamma di film, dai western all'horror. Ma è la sua vasta esperienza come direttore della fotografia e degli effetti speciali che risplende in *Terrore nello spazio*, rendendolo un'opera tanto bella quanto inquietante.
Un Nostro Sogno Retrofuturistico
Rivedere *Terrore nello spazio* per la prima volta nel 2025 è stata un'esperienza divertente e nostalgica. Mi sarebbe piaciuto tantissimo vederlo da bambino. Immagino me stesso, allora, a fingere di pilotare l'Argos o la Galliot, indossare quelle splendide tute spaziali e combattere nemici invisibili e potenti. Chissà, magari avrei cercato di strappare il dispositivo antimeteore dalle mani degli avversari, affrontando missioni sull'inospitale pianeta di Terrore nello spazio. Un vero e proprio viaggio nella fantasia, allora come oggi.
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